Dal punto di vista storico, Siddhārtha Gautama nacque nel 566 a.e.v. a Lumbini, in Nepal, vicino al confine dell’India, nella nobile famiglia di guerrieri dei Śākya (da cui deriva anche il nome Śākyamuni, che vuol dire “saggio dei Śākya”)
Di casta elevata guerriera e di re, era figlio del re Śuddhodana e della regina Māyādevi, chiamata anche Mahāmāyā.
Dopo qualche giorno dalla sua nascita un vecchio saggio, Asita, predisse che il bambino sarebbe potuto essere o un Monarca universale o un asceta itinerante che avrebbe conseguito il risveglio. Il re Śuddhodana, allo scopo di scongiurare l’avverarsi della profezia mantenne suo figlio sempre all’interno delle mura del palazzo, al riparo da influenze esterne, tra lusso e piacere. Gotama a sedici anni sposò la cugina Bhaddakaccānā (o Yashodharā) e a ventinove anni, la coppia accolse il figlio Rāhula. Siddhārtha Gautama, si avventurò diverse volte all’esterno del palazzo per conoscere il mondo all’esterno, dove vide vide un vecchio, un malato, una pira funeraria e infine un asceta itinerante.
La sua vita ascetica ebbe dunque inizio, frequentò diversi insegnanti ma alla fine comprese che l’estrema privazione che questi asceti praticavano non portava alla cessazione della sofferenza. Rimessosi in forze, si dedicò con intensità alla meditazione, e in una notte di luna piena del mese di maggio, raggiunse la pace suprema, il nirvana.
Il Buddha insegnò il Dharma a chiunque fosse interessato ad ascoltarlo, accolse come discepolo chiunque ne dimostrasse sincera volontà, a prescindere da genere e casta. La sua predicazione itinerante si protrasse per ben 45 anni. Morì nel 488 a.e.v. a Kushingar, in India, si presume per una intossicazione alimentare.
Le risorse in rete sulla vita del Buddha sono innumerevoli, ciascuna tradizione ha arricchito la sua storia con elementi mitologici o leggendari. Tuttavia il cuore e il senso del suo insegnamento è stato trasmesso correttamente fino ai giorni nostri.